
Dopo aver parlato di Oliver Degorce, Ila Brugal, Paolo Cenciarelli, Vicky Grout ed Eddie Otchere, oggi è la volta di un fotografo americano di culto. Un insider che ha vissuto, e dunque documentato al meglio, il mondo che più che ci piace, in cui convivono e si incrociano varie sottoculture. Dopo aver assistito, nel 1998, a La Sapienza di Roma, alla presentazione di “Fuck You Heroes” e “Fuck You Too”, il nostro Andrea Lai ha incrociato di nuovo Glen E. Friedman (sua la foto qui sopra): lo scorso 4 ottobre l’americano classe 1962 ha presentato il suo nuovo libro “Together Forever” alle Officine Fotografiche Roma. Il passaggio nella capitale di 21 anni fa di questo fotografo di riferimento per skater, b-boy e punk, è anche documentato da un ritratto della Fluid Video Crew che condividiamo qui sotto.
I ricordi sono un po’ confusi. Era tanti anni fa e poi non c’era questo senso di history in the making che pervade ormai qualsiasi evento fotografabile. La sensazione che tutto sia storia e che quindi vada documentato e raccontato è roba recente, allora non era così. Si partecipava non senza difficoltà nel reperire notizie, dischi, libri e qualsiasi altra cosa potesse nutrire una fissa. Street era una parola che solo pochi masticavano, non era nei post dei fashion blogger. Non era per moda, ma per amore che ci si trovava in appuntamenti come quello per la presentazione a La Sapienza di “Fuck You Heroes” e “Fuck You Too” libri di Glen E. Friedman. Era il 1998 e Glen era uno come noi che invece di stare semplicemente a guardare le band suonare e gli skater entrare in rampa, aveva scovato un linguaggio e con le sue foto raccontava una scena, correndo parallela ad essa. Con quella capacità di percepire proprio l’history in the making, Glen E. Friedman si era messo a raccontare foto dopo foto, band dopo band, skater dopo skater. Così, negli anni, ha contribuito alla formazione di un linguaggio che è diventato parte integrante di una cultura, quello stesso linguaggio che i mega brand multinazionali hanno saccheggiato con dubbi risultati valoriali (se non quello di far passare delle orrende scarpe Gucci per roba street). Dopo vent’anni, siamo di nuovo qui, tutti presi da vite diverse, ma in fondo con una parte di noi ancora con la testa in quegli anni e in quei contenuti. Di libri dopo “Fuck You Heroes” ne sono usciti un po’. Skater ribelli di Venice, rapper di New York, gruppi hardcore di Washington hanno trovato posto nell’obiettivo di Glen (a Roma ormai, nella scena è chiamato per nome, anche per il mini-documentario che ha girato fra le vie intorno a Piazza Vittorio nel 1998). Friedman è in città per presentare il suo ultimo libro fotografico, “Together Forever” dedicato a Beastie Boys e Run DMC. Impossibile non riconoscere i suoi scatti quando si parla della musica e della cultura underground di quegli anni, ormai il suo occhio è diventato una cifra stilistica e guardare quelle foto è come sentire quei beat e quelle rime. Al volo, inevitabilmente, sono scattate un po’ di domande…
Ma c’è ancora una scena tipo quella del 1998, così intensa e urgente?
Non so cosa intendi per scena, ma di sicuro ci sono pischelli che continuano a fare musica e tipi che continuano a skateare senza cagarsi gli adulti.
Come è cambiata la tua fotografia negli anni?
A parte le nuove tecnologie che ovviamente influiscono sulla fotografia, quando faccio foto importanti non è cambiato molto per me, uso ancora lenti e pellicola.
Questa estate a Melrose (Los Angeles) mi sono accorto che tutta questa storia delle sneakers e della roba street è diventato un mercimonio per ragazzini reseller per strada. Sembra che il mercato abbia preso il posto delle idee. Tu come la vedi?
Questa cosa non ha presa sulle persone integre. Le culture in parte sono state spesso cooptate dal capitalismo, questa merda va così, ma non ha nessuna influenza sui soggetti che scelgo. Sono le nuove generazioni che devono accorgersene e sottrarsi a questa cosa.
Ma ci sono personaggi che ti ispirano in giro adesso?
Che ispirino la mia fotografia non mi vengono in mente.
Che fai in questo periodo?
Cresco i bambini, sveglio la gente, cerco di ispirare gli altri, faccio libri e un nuovo film, ma non voglio parlarne è quasi finito e ci sto lavorando da un po’ di anni.
Chissà se fra altri vent’anni rivedremo Glen E. Friedman a Roma per la presentazione di un nuovo libro…