
Abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima “Eclipse”, il nuovo EP degli Ltd Colours e abbiamo rivolto qualche domanda ai due membri di questo interessante progetto italiano dal respiro internazionale.
Quando circa un anno e mezzo fa avevamo intervistato Federico Nosari e Riccardo Baldoni, ossia gli Ltd Colours, alla domanda sull'evoluzione della bass music, avevano risposto facendo un’opportuna premessa: “Il termine bass music racchiude tante diverse correnti musicali, è un contenitore ampio caratterizzato da molte sfaccettature, è un insieme di generi piuttosto che un genere preciso, appunto. Il dub è bass music, così come la drum and bass, il dubstep ma anche buona parte delle release techno o electro recenti”. Visto che il loro nuovo EP, “Eclipse”, in uscita il 15 maggio per l’etichetta indipendente statunitense Glome Sound, si muove in territori broken techno ma l’attitudine dei due a non fossilizzarsi su un genere preciso si sente, ripubblicare questa premessa oggi ha ancora più senso. Per inquadrare meglio il suono di “Eclipse”, condividiamo qui sotto lo showreel con qualche assaggio delle cinque tracce. Intanto i ragazzi hanno iniziato a svelarci alcuni aspetti di questo nuovo lavoro.
A cosa si riferisce e da dove nasce il titolo del vostro nuovo EP, "Eclipse", che avete annunciato a inizio aprile?
Negli EP è pratica comune attribuire il titolo della traccia più rappresentativa al disco. Così abbiamo fatto con “Eclipse” che è stata il punto di partenza per strutturare il progetto. Spesso, prima di metterci a lavorare in studio, guardiamo video e immagini per metterci nel giusto mood. Proprio in una di queste occasioni ha attirato la nostra attenzione una serie di foto che catturava un’eclissi solare totale nelle sue varie fasi. Quello che abbiamo cercato di trasmettere mentre scrivevamo i pad e i soundscape presenti nella traccia, è la sensazione di attesa e di smarrimento che si prova davanti a un fenomeno naturale immenso e quasi unico come può essere appunto l’eclissi.
Con quali aggettivi descrivereste l’EP?
Imprevedibile, ipnotico, primordiale.
Quali differenze di lavorazione ci sono tra questo e le vostre uscite precedenti?
Rispetto ai lavori precedenti, in questo EP ci siamo divertiti a sperimentare diversi tipi di sintesi e a percorrere strade non convenzionali per ottenere gli strumenti e le timbriche di ogni traccia. Per esempio, abbiamo ottenuto pad da dei chop vocali o dal pizzicato di una viola e un arpeggio melodico di synth da un giro di tom passato dentro un banco di risonatori in Reaktor. Per quanto riguarda i campioni utilizzati per le percussioni, tanti sono il frutto di ricerca, registrazione e raccolta di suoni della nostra quotidianità. Sono metodi ampiamente utilizzati e conosciuti ma, incorporati nelle nostre tecniche di produzione, si sono rivelati un’ottima fonte di ispirazione. Inoltre, mentre prima lavoravamo solo con programmi digitali, ultimamente abbiamo iniziato a sfruttare alcune macchine analogiche (drum machine, sintetizzatori e stomp box) che ovviamente hanno un po’ stravolto certi metodi che avevamo consolidato nel tempo. Tuttavia, divertirsi mentre si scrive musica è fondamentale e cambiare ambienti di lavoro uscendo a volte anche dalla propria comfort zone può aiutare a trovare nuovi stimoli.
Cosa vi ha ispirato mentre producevate queste cinque tracce? Non mi riferisco solo a correnti, ritmi o stili musicali, ma anche, per esempio, a luoghi, persone, film, serie tv, opere d’arte ecc.
Il panorama a cui si rivolge il disco è sicuramente quello del club inteso come luogo di aggregazione e divertimento ma anche di ricerca e divulgazione di nuovi orizzonti sonori e nuovi stili musicali. Il club, le persone e gli amici che lo animano sono quella scarica di adrenalina che rubiamo durante uno show e lo portiamo in studio per trasmetterlo alle produzioni su cui stiamo lavorando. Facciamo anche parte di Orbiter, un collettivo che nasce e si sviluppa attorno all’estetica sci-fi. Sicuramente, trovarci immersi in questo universo cyberpunk ci ha incuriosito e spinto a trovare una nostra chiave di lettura.
Non so se avete concepito l’EP interamente prima dell’emergenza sanitaria ma, a prescindere da questo, pensate che il lockdown abbia svantaggiato in misura minore i producer di musica elettronica rispetto ai colleghi di altri generi? O è un’approssimazione pensare che per produrre ritmi e suoni elettronici bastino una stanza e un buon computer?
Stiamo vivendo un momento eccezionale sotto ogni punto di vista e questo ci costringe a lunghi momenti di riflessione, anche in solitudine. Ogni artista è stato coinvolto e si è dovuto adattare. Chi è abituato a lavorare da solo nel proprio studio non ha mai avuto tanto tempo come ora per dedicarsi alle produzioni. Le band hanno sicuramente più problemi perché ogni membro, portando il proprio contributo al flusso creativo, partecipa al processo compositivo e alla stesura dei brani. Senza contare che non possiamo muoverci liberamente, frequentare i luoghi e incontrare le altre persone che sono la linfa vitale di ogni artista, a prescindere dal metodo o dalle esigenze tecniche e logistiche. La questione, secondo noi, è legata tanto al distanziamento sociale quanto alle abitudini e routine produttive. Noi stiamo lavorando al nuovo disco e ci siamo ritrovati a produrre in luoghi diversi e con le attrezzature sparpagliate. Non è per niente facile ma portiamo avanti il progetto cercando di lavorare a distanza.
Pensate che i live set in streaming siano un buon modo per mantenere il rapporto con il pubblico finché non riapriranno i club?
I live in streaming ci sono sempre stati e ora come ora sono sicuramente un ottimo modo per mantenere il rapporto con i propri ascoltatori e aiutare tutti a passare un momento di spensieratezza. Inoltre, attraverso tante di queste dirette vengono raccolti fondi da devolvere in beneficenza e questo può essere solo una nota positiva. Fatta questa premessa, potremmo azzardare che, forse, come è giusto che sia, ci siamo tutti un po’ annoiati di vedere dj e band completamente fuori dal loro habitat naturale. Per quanto siano tutte delle bellissime iniziative, un dj set in streaming non è paragonabile ad un’esibizione dal vivo. Difficilmente può veicolare le stesse emozioni che si provano durante un live. Non vuol dire che sia necessariamente peggio ma che probabilmente abbia bisogno di arricchirsi di contenuti diversi per risultare più coinvolgente.
C’è qualche disco che avete ascoltato più di altri nel periodo di isolamento? E in caso affermativo, pensate ci sia un motivo dietro questo ascolto ripetuto?
La ricerca è parte integrante della nostra passione e questo periodo di isolamento ci ha permesso anche di avere infinitamente più tempo per aggiornarci sulle novità e riascoltare quei dischi che avevamo perso un po’ di vista. Ultimamente abbiamo ascoltato molto “Cush”, l’ultimo album di Floating Points, “World Of The Waking State” di Steffi, “Amber” degli Autechre e “Ritorno”, il nuovo lavoro di Andrea.
Tornando all”EP: che aspettative avete e che obiettivi vi siete dati?
Siamo al secondo EP prodotto per Glome Sound, una label indipendente che ci ha sempre dato la possibilità di sperimentare ed esprimerci al cento per cento. Questo è chiaramente molto gratificante. Ogni disco che chiudiamo è un traguardo e siamo sempre entusiasti di raggiungerlo. Tuttavia, questo ha la particolarità di uscire in una fase tragica per il clubbing ma siamo felici di raccogliere la sfida e dare il nostro contributo in un momento simile. Affronteremo una crisi mai vista e mai come ora bisogna avere la forza di reagire.