slowthai aka The Brexit Bandit ha finalmente pubblicato il suo primo album ufficiale. Ecco le nostre considerazioni.
Avevamo già parlato di slowthai qualche tempo fa (qui), in quanto è uno degli artisti più originali provenienti dal Regno Unito, accennando pure all’uscita del suo attesissimo primo disco ufficiale, dal titolo “Nothing Great About Britain”, pubblicato il 17 Maggio e piazzatosi subito tra i lavori più interessanti di questo 2019, ottenendo larghi consensi sia dagli addetti ai lavori sia, chiaramente, dai fan.
Come accennavamo nel nostro scorso articolo sul “Brexit Bandit”, la sua vena satirica e irriverente si fa sentire ed è presente in dose massiccia all’interno di questo album, come si evince già dal titolo. “Nothing Great About Britain” è un viaggio attraverso un’Inghilterra molto diversa da quella che conosciamo, afflitta da gravi problemi sociali come povertà e tossicodipendenza, dove l’influenza e il potere della famiglia reale sono ormai un ricordo. Il disco si apre con la title track dove l’MC di Northampton, oltre a prendere le distanza dai paragoni con Dizzee Rascal, sputa una serie di barre crude e dirette sulla società inglese, concludendo con una dedica alla regina Elisabetta (che non c’è bisogno di tradurre) “I tell you how it is, I will treat you with the utmost respect only if you respect me a little bit Elizabeth, you cunt”. Il resto dei temi trattati va dal disagio della vita in periferia, passando appunto per la povertà e arrivando fino alla tossicodipendenza, tutti affrontati con l’ironia amara, già tratto tipico di slowthai. Tuttavia, c’è spazio anche per altri argomenti: “Inglorious” con Skepta è un classico banger autocelebrativo (a modo suo) e sicuramente uno dei pezzi più potenti del disco, mentre tracce come “Gorgeous” e “Northampton’s child” hanno più un sapore autobiografico, in particolare la seconda incentrata sulla storia della madre dell’artista stesso e delle difficoltà connesse al crescere due figli.
A livello sonoro “Nothing Great About Britain” si presenta altrettanto variegato: la maggior parte delle produzioni sono affidate a Kwes Darko che conferisce al lavoro un sound che spazia dal grime all’hip hop classico; il discorso cambia quando interviene Mura Masa nel singolo dalle sonorità “electro punk”, “Doorman”, oppure il gruppo punk Slaves che, in “Missing”, cura una produzione dalle atmosfere distorte e quasi oniriche. Ci troviamo quindi di fronte a un disco solido e vario, dove l’artista riesce a offrire una performance piacevole all’ascolto ma anche pregna di contenuto; in conclusione, a fare la differenza, è la personalità di slowthai stesso che, con il suo stile eccentrico ma anche cupo, dipinge una realtà difficile rendendola al contempo apprezzabile, giocando continuamente su un contrasto tra eventi tragici e la relativa reazione positiva (come avviene per esempio in “Northampton’s Child”, dove prima racconta i problemi con il patrigno e subito dopo descrive come apprezzi la sua nuova vita e la nuova casa). Sicuramente “Nothing Great About Britain” è uno tra i dischi più degni di nota di quest’anno (finora) e un album di un artista di cui si parlerà ancora molto in futuro. Non resta che consigliare caldamente l’ascolto e continuare a tenere d’occhio questo ragazzo che già al primo lavoro ufficiale dimostra tantissimo potenziale.