
Maztek è di Roma. Suona da quando aveva 18 anni ed è passato dalla chitarra ai piatti e dai rave illegali ai club di tutto il mondo. Dal 2014 vive in Olanda dove è riuscito a mettere a fuoco la sua carriera e trovare il terreno fertile per arrivare a pubblicare su Ram, Regenade Hardware, Virus e C4C. Lo abbiamo beccato in una pausa in studio, fra consegne e lavoro sul suo prossimo album. A firmare questa intervista è Andrea Lai.
Che aspetto ha l’Italia da quando ti sei trasferito all’estero?
In Italia suono poco, non sono molto preparato sulla scena, nel senso che non conosco i locali. I promoter non hanno i soldi per invitarmi, il mio cachet non è un cachet nella media italiana… Sono venuto al DnB Temple a Marghera con Calyx & Teebee, che è stato un seratone della madonna, ma credo che economicamente non sia andato bene. Il punto è che non ci sono locali che funzionano quindi i promoter si buttano su nomi “sicuri” con i quali sperano di non rimetterci nell’organizzare una serata.
Come è vista l’Italia DnB sulla scena internazionale?
È considerata bene, soprattutto i nuovi produttori. Ci sono ragazzi che stanno spaccando parecchio sulla scena internazionale, ad esempio Inward, Hanzo & Randie quest’anno hanno fatto il miglior disco del 2017, poi Akrom, Disprove. Siamo messi bene a livello di produttori.
Chi è il best player nel drum and bass in Europa?
Andy C è il migliore DJ drum and bass di sempre. A livello di serate e festival le cose migliori sono in Repubblica Ceca. L’Inghilterra rimane potente, anche se l’ospitalità inglese, quando vai a suonare nei loro club, è la peggiore in Europa. Non ti danno driver, cena, e manco i drink! Per loro è normale che ti muovi da solo visto che sono abituati ai DJ inglesi. Quando ho iniziato con Renegade Hardware per finire su BBC ho dovuto spingere tantissimo, ora c’è più apertura da parte degli inglesi per i nomi non britannici, anche se rimane un po’ l’atteggiamento “io sono inglese io sono meglio”.
Il DnB all’inizio era musica nera, se non fatta da neri, pregna comunque della cultura black. Ora sempre più bianca, come feeling e come cultura.
Sì, è cambiata la generazione di ascoltatori. Diciamo che i diciassettenni che sono il pubblico che abbiamo attualmente, sono più puliti. È un pubblico non cresciuto in strada, che non ha abusato di droghe, che non è andato ai rave illegali. È un pubblico che è nato nei club, in una situazione più pulita. Fra gli artisti c’è sempre il solito dissing, ma il pubblico è fresco, pulito.
Sembra un po’ il pubblico dell’EDM…
Sì, lo è. È esattamente lo stesso pubblico e spesso anche lo stesso suono, almeno da parte di alcune etichette. Ci sono etichette che ricalcano gli stilemi dell’EDM, anche a livello di struttura dei pezzi: una release a settimana con la stessa musica, con una nota sola. Senza alcuna musicalità, l’intro è di due battute, poi due secondi di drop e poi un altro super drop. Con il nuovo album che sto facendo cerco proprio di riportare la cura per la musica, l’amore per l’intro nei pezzi, intro che abbiano una storia e che arricchiscano i pezzi.
Tu vieni da una cultura del mix diversa, cioè fatta di mix lunghi, come fai quando suoni con altri DJ?
Ormai un pezzo dura tre o quattro minuti al massimo, il mixing è cambiato anzi è quasi scomparso. Dieci secondi di intro e poi drop di dieci secondi, la gente balla e poi arriva l’altro drop. La differenza che vedo rispetto ad alcuni altri artisti con cui suono è che io mixo i pezzi, li tengo insieme, suono anche tre tracce insieme, insomma gioco con la musica. Altri sembra che suonino reggae o hip hop, per la modalità in cui suonano, buttando i pezzi dentro uno dopo l’altro.
Qual è la cosa più fica del DnB adesso?
L’ingegneria del suono. Abbiamo raggiunto dei livelli di suono che nessun’altra musica raggiunge. Lo standard è altissimo ed è diventato un genere molto più grande e seguito di dieci anni fa. La gente che va ai festival è sempre di più.
Cosa ti sei portato da Roma in Olanda?
All’inizio ero molto caciarone romano, qui ho imparato l’educazione, ho imparato ad essere quiet. Qui la gente ti sorride e ti saluta senza motivo ed è bellissimo. Ogni vota che torno a Roma appena esco dall’aeroporto mi prende un attacco di panico per il casino, il traffico e il rumore. Qui c’è silenzio, c’è rispetto e ordine. Mi manca di Roma il calore della gente. Fare amicizia qui, a meno che non siano donne, è dura. Sono molto freddi e superficiali nei rapporti di amicizia, ma non come gli inglesi, perché loro alla fine quando si tratta di far serata si divertono, sono caldi. Diciamo che gli inglesi ti abbracciano anche, gli olandesi al massimo una pacca sulla spalla…
I tuoi tre singoli preferiti fra le tue produzioni?
"Up And Down" uscito sulla mia etichetta nel 2005 che è uno dei pezzi che mi piace di più e credo che a breve farò una VIP. "Straight to Bad" perché mi ha reso famoso, quindi ci sono molto legato. L’hanno suonato Calyx & Teebee, Ed Rush e mi ha fatto esplodere. L’album "Three Point Zero" su Renegade Hardware. È stato un onore far parte di un’etichetta così storica.
Come è cambiato nel tempo il tuo modo di lavorare alle tracce?
Parto da un’idea sempre. La differenza fondamentale è che, visto l’alzarsi degli standard di cui parlavamo prima, mentre anni fa facevo una traccia al giorno e non mi interessava come suonava perché mi bastava che fosse bella e ballabile, adesso per finire una traccia ci metto mesi. Deve suonare come deve suonare. Ci metto un giorno a scriverla dal punto di vista musicale, poi scatta la parte di ingegneria che dura tanto. Uso hardware e software, Virus e TI Microbrute, Serum e FM8.
Come sarà l’album, puoi anticiparci qualcosa?
Uscirà su RAM e sarà un misto fra cose contemporanee di drum and bass e pezzi con un sapore più classico. Sarà un disco DnB, ma anche bass e half step, tipo le cose che escono su Division l’etichetta di Noisia. Mi piace la roba halfstep, quando sono a casa non ascolto drum and bass, ma robe bass. Nel disco ci sarà un pezzo con i Virus Syndacate, uno con DOPE D.O.D. – l’originale era uscito nel mio album su Hardware e su questo album metterò una VIP. Fra gli ospiti ci sono MC Verse (dei Pendulum) e Miss Trouble.
Che farai da grande?
Ancora suono in giro, un po’ meno di due anni fa perché, stando su Renegade Hardware, giravo parecchio. Poi l’etichetta ha chiuso e sono stato meno in vista. Adesso se non sei parte di un’etichetta fatichi a suonare. Comunque vorrei lavorare nel sound design, per gaming, cinema. È difficile, ma mi piacerebbe molto, anche se potrei anche diventare un santone della drum and bass e suonare per sempre finché mi regge. Lavorare nel sound design mi permetterebbe di non viaggiare, non stare sempre in giro e non dover competere con pischelli di 17 anni! Poi vorrei lanciare la mia etichetta, decidere le release senza aspettare i tempi di etichette e management. Gestire io la parte economica, perché credo che un produttore sappia cosa è meglio per lui. Se volessi fare un pezzo di musica classica vorrei poterlo fare. Non ci sono etichette o agenti meglio di te stesso per lavorare per te stesso…