
YouGov UK ha pubblicato dei dati che difficilmente si vedono associati ai festival musicali...
La diffusione del movimento “Me Too”, venuto alla ribalta dopo il caso Weinstein, ha coinvolto rapidamente tutto il mondo per rompere i silenzi e far luce sul problema della violenza sulle donne. “Me too” ha risvegliato l’attenzione sugli abusi sessuali in ambito lavorativo, come nel caso di Hollywood, ma tra le situazioni potenzialmente “a rischio” ci sono anche i festival musicali, come mostra un recente studio di YouGov UK: su un campione di 1188 persone che frequentano questi eventi, il 30% delle donne testimonia di aver subito molestie sessuali di varia natura e la percentuale sale al 43% se si considerano le under 40. Gli atteggiamenti più diffusi sono “balli” volgari e indesiderati, seguiti dalle molestie verbali, ma in alcuni casi si arriva a veri e propri stupri. Il dato più allarmante è che, tra le donne coinvolte, solo il 7% denuncia allo staff l’accaduto e ancora meno, il 2%, si rivolge alla polizia. Tra gli uomini vittime di violenza sottoposti al sondaggio, invece, il 19% denuncia l’accaduto allo staff.
Alla luce delle ultime ricerche, la Press Association si è attivata contattando 21 grandi festival britannici per richiedere nuovi interventi di prevenzione e sorveglianza durante gli eventi. La BBC informa che soltanto cinque festival hanno risposto attivamente, mentre altri come Glastonbury, Reading and Leeds, Creamfields, Latitude, RiZE e Wireless sono tra coloro che non hanno dato riscontro. Tra le associazioni impegnate per la causa, anche l’AFEM (Association For Electronic Music) che, in collaborazione con Dj Mag, ha introdotto una helpline a supporto di chiunque riporti abusi e molestie all’interno dell’industria musicale elettronica. Dj Mag, inoltre, riporta qui i racconti anonimi di cinque donne. The Guardian (qui) dà la parola all’amministratore delegato dell’Associazione dei Festival Indipendenti, Paul Reed, che, se da un lato incoraggia le vittime a riportare gli abusi subiti, dall’altro ribadisce il dovere, da parte degli organizzatori degli eventi, di garantire la sicurezza, perché la mancanza di un intervento rischia di normalizzare atteggiamenti condannabili e aumenta il timore di non essere creduti o di minimizzare l’accaduto.